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Non c'è tetto se il tasso alla stipula era più alto

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2 dicembre 2008

La portabilità a costo zero del decreto Bersani prima, la Convenzione Abi-Governo poi, e adesso il «tetto» del 4 per cento. Nel giro di un anno di soluzioni per il rincaro delle rate ne sono state escogitate diverse ed è logico che i risparmiatori accolgano le novità sui mutui contenute nel decreto anti-crisi con grandi speranze, ma anche con tanti dubbi e un pizzico di disorientamento. La questione principale sollevata dai lettori che hanno rivolto le proprie domande a www.ilsole24ore.com riguarda inevitabilmente lo spread. Dal fatto che il ricarico applicato delle banche sia o meno ricompreso nel calcolo del 4% dipende in effetti la reale efficacia del provvedimento. L'interpretazione di Abi e Governo, come si legge a fianco, sembra essere quella più favorevole (cioè 4% assoluto compreso spread e altre spese), anche se a molti risparmiatori non è chiaro che questo limite non vale per chi a suo tempo ha stipulato un mutuo a un tasso superiore (presumibilmente tutti coloro che lo hanno acceso dalla primavera 2007), che diventa esso stesso il «tetto». Anche i dubbi operativi hanno il loro bel peso: «Che cosa devo fare, andare in banca domattina?» chiede un lettore. In realtà l'efficacia del decreto è automatica e non dovrebbe essere necessaria alcuna azione da parte del mutuatario, anche se non è da escludere l'invio di lettere da parte delle banche come è avvenuto a fine agosto per la rinegoziazione.

C'è poi chi si chiede se le norme siano valide per i mutui già oggetto di rinegoziazione o portabilità. Il decreto è efficace per chi ha aderito alla Convenzione (ma con effetto sulle rate soltanto dal momento in cui il conto di finanziamento accessorio ha saldo zero), e presumibilmente anche per chi è ricorso alla surroga o alla sostituzione (in quest'ultimo caso, trattandosi di un nuovo rapporto, il cambio deve però essere avvenuto prima del 31 ottobre 2008).

Il dibattito è invece aperto per chi ha un mutuo a tasso misto (con opzione fisso/variabile) o a rata costante: il fatto che il testo si riferisca a «mutui a tasso non fisso» dovrebbe far propendere per una risposta favorevole, ma un chiarimento sarà necessario. I più arrabbiati, invece, sono coloro che hanno appena stipulato un mutuo fisso o addirittura hanno cambiato di recente il tasso: «Ho preferito essere prudente – scrive un lettore – e adesso pago il 5,6% fisso. Perché nessuno pensa a me?».

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